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Relativamente al recente episodio di violenza che ha interessato la società calcistica Base 96 di Seveso, il Sindaco Alessia Borroni e l'Assessore allo Sport Marco Mastrandrea condannano il fatto, esprimono vicinanza a tecnici e dirigenti e in generale al club e sottolineano ancora una volta quali sono i valori che dovrebbero accompagnare la pratica sportiva.
«Rimango basita e allibita nell'apprendere questa brutta vicenda che non fa onore allo sport e al suo valore di crescita e aggregazione.
Da parte mia pieno appoggio e solidarietà ai dirigenti e a tutta la società Base 96, ma prima di tutti sono vicina al ragazzo che ha dimostrato grande maturità e spirito di squadra. Lo sport è prima di tutto momento di svago, di aggregazione, dove si coltivano amicizie che rimangono a vita, ma è anche sacrificio, disciplina, che serva per la propria crescita ad affrontare la vita, magari nell'accettare scelte per il bene della squadra. Poi in ultimo è agonismo e competizione. Da parte dell'Amministrazione ci sarà sempre sostegno alle associazioni sportive che insegnano uno sport sano e divertente» dice il primo cittadino di Seveso.
«Lo sport è opportunità di crescita, rispetto reciproco ed educazione. Per questo esprimo la mia solidarietà a tutta la Base 96 per l'increscioso episodio successo nei giorni scorsi. L'Amministrazione comunale ha sempre sostenuto le nostre associazioni sportive, capaci di accogliere ragazzi e ragazze di tutte le età a prescindere dalle capacità. E se, come nel caso specifico, l'allenatore fa una scelta, questa deve essere accettata. Da tutti. Si cresce e si diventa Comunità anche nell'accogliere le decisioni di chi gestisce, con responsabilità, la squadra.
E "stare in panchina" non deve essere visto come un giudizio di valore; ma deve rappresentare uno stimolo ad essere pronti se e quando chiamati a dare il proprio contributo. Significa essere "squadra". Dove si vince o si perde insieme. Nell'attività sportiva come nella vita di tutti i giorni» ha detto l'assessore Mastrandrea.
Durante l'ultima seduta di Consiglio Comunale anche il Presidente Roberto Donghi ha espresso una riflessione riguardante i fatti sopra menzionati: «E’ mia intenzione unire la voce del Consiglio comunale a quella dell’Amministrazione che per mezzo del Sindaco e dell’Assessore Mastrandrea ha condannato l’accaduto. La pratica dello sport è una delle più antiche del mondo, addirittura per i greci significava un alter ego della guerra, ai tempi ben diversa nella ferocia e nella pratica rispetto a quanto possiamo immaginare oggi. Quando si tenevano le Olimpiadi era vietato combattersi tra poleis e quando si combatteva non si praticava sport. Tutto questo era il frutto di una mentalità “Agonale” dalla quale deriva l’attuale parola “Agonismo” vale a dire una mentalità incentrata sul confronto e sulle regole. Molti di noi sono cresciuti con la convinzione che lo sport fosse proprio l’insegnamento del confronto attraverso le regole e diviene molto triste scoprire che per alcuni lo sport non è altro che un ascensore sociale o, peggio ancora, una valvola di sfogo per sogni infranti che vengono riversati, con ferocia e cattiveria, sui figli.
Spero dunque di trovare il consenso di tutta l’Aula nel denunciare questo fatto auspicando anche che il perdono, per l’aggressore, non sia una via di fuga, un “averla scampata”. Chi ha il compito di educare i figli e commette queste azioni ha il dovere di scusarsi, di riflettere sul proprio ruolo educativo e soprattutto di imparare da quelle regole dello sport che sono antichissime regole di Civiltà».
Spero dunque di trovare il consenso di tutta l’Aula nel denunciare questo fatto auspicando anche che il perdono, per l’aggressore, non sia una via di fuga, un “averla scampata”. Chi ha il compito di educare i figli e commette queste azioni ha il dovere di scusarsi, di riflettere sul proprio ruolo educativo e soprattutto di imparare da quelle regole dello sport che sono antichissime regole di Civiltà».
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Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2024, 10:15